A proposito di Davis ●●●○○

Llewyn Davis (Oscar Isaac) è un Arturo Bandini del suo tempo: artista (chitarrista e cantante falk) senza un soldo, precursore del couchsurfing e innamorato di una donna che non fa che riempirlo di insulti e disprezzo. Le strade sono quelle del Greenwich Village di New York e gli anni sono i primi anni sessanta. Quello di Llewyn è l’anti-sogno-americano, quello di vivere della propria arte, senza gabbie e senza forme (per quanto mi riguarda esistono solo due tipi di persone: quelli che pensano che esistano solo due tipi di persone e… gli sfigati, conclude lei) che però è pur sempre un sogno (americano). A ricordarcelo c’è il Bianconiglio, il gatto rosso che è riuscito a rubare la scena al protagonista nelle recensioni di mezzo mondo, che compare e scompare insieme alla speranza di Davis di resistere alle sconfitte. Non tutto, a dire il vero molto poco, è chiaro. I personaggi della prima metà del film sono il rimasuglio della vita (felice?) di Llewyn prima che il suo partner lo lasciasse gettandosi da un ponte.  La seconda metà del film, quella on the road, è ancora più confusa e abitata dagli strani personaggi che abitano i sogni. Nel complesso, non so perché, il risultato piace, anche a chi, come me, gli Arturo Bandini non li ha mai sopportati (e anche i gatti non è che proprio…). La colonna sonora è necessariamente bella (oltre alla voce di Isaac, quella di Carey Mulligan e Justin Timberlake, compare anche Marcus Mumford).  Candidato agli Oscar per migliore fotografia, è sicuramente un film migliore del 50% dei candidati a miglior film (che sono quelli che ho visto, probabilmente anche degli altri).

ild1

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